Nativity art

LA NOVITÀ DELLA RAPPRESENTAZIONE

Come il tradizionale presepe napoletano del Settecento, anche il presepe dell’Antica bottega di Mario Accurso costruisce momenti della nascita di Gesù intorno ad un folklore in giubilo tipicamente napoletano: le scene di mestieri e lavori sembrano colti da uno stupore improvviso, quasi come se la quotidianità del reale venisse interrotta, nella sua monotonia stancante e ripetitiva, ciclica ed operaia, da un evento destinato a cambiare il destino avverso degli umili e dei poveri operai napoletani: un fatto profetico che realmente ha cambiato il corso della storia di Napoli e di tutto il mondo. Stupore che incornicia scenograficamente un cambiamento, un passaggio epocale, ma senza riflettori, gigantografie scenografiche e riflettori.

UNA CHIRURGICA ARTE DECORATIVA

La raffinata tecnica dei particolari, che raggiungono persino grandezze millimetriche, ma puntualmente scolpite, ritagliate e dipinte con i bisturi e chirurgiche decorazioni raffiguranti gli antichi costumi e mestieri della Napoli del Settecento. Il Presepe nasce come rappresentazione di alcuni passi del Vangelo relativi alla venuta al mondo del Salvatore, quello napoletano invece, può sembrare una cosa diversa, ma, altro non è se non uno squarcio della Napoli del settecento.
Nel presepe napoletano, i volti, le attività, i costumi raffigurati, sono parti di una capitale affollata e variopinta, i “personaggi-pastori” fanno quasi fatica a districarsi nella folla, ma uno sguardo attento può individuarne una serie di gruppi ben definiti. Accanto ai protagonisti diretti dell’evento, vive il Mondo: intorno ai banchetti delle cibarie ruota tutta l’umanità di un mercato della Napoli del tempo, mentre si consuma il Mistero più grande: la nascita di un Dio bambino.
Il “mio” Presepe, frutto di una ricerca storica sui capolavori dei maestri presepiali napoletani è fatto tutto a mano, ed è un pezzo unico nel suo genere, poiché, pur rispettando tutte le caratteristiche del Presepe napoletano del ‘700, è di dimensioni ridottissime: la struttura, impostata con sughero di ulivo e palma, naturale e lavorato, poggia su di una base circolare di ciliegio pregiato, dal diametro di 25cm. con un’altezza di circa 35 cm.
Nella presente opera, trovano spazio una serie di personaggi tra pastori ed animali vari (circa 350) che hanno delle dimensioni che variano da qualche millimetro fino ad arrivare ad un massimo di 3 cm.; i personaggi, in terracotta piena, sono fatti ripuliti e dipinti tutti a mano, usando come colori, quelli della antica tradizione napoletana che diluiti con materie prime di risulta (caffè, bacche, erbe ed altro) rendono il personaggio antichizzato, mentre i banchetti delle cibarie, (circa 25) richiamano, con i loro colori e le loro rappresentazioni, quelle delle antiche tradizioni di un mercato napoletano.
Il mio presepe è contenuto in una campana di vetro, prodotta da artigiani napoletani del vetro, che lo rende visibile in tutte le sue parti e nello stesso tempo lo protegge da agenti esterni.

IL SENSO DEL CENTRO COME ORDINE MISTICO

Per il momento storico narrativo, specifico della rappresentazione, Napoli è il mondo della periferia e la periferia del mondo, così come a quei tempi lo era la Palestina per la grande Roma imperiale: Napoli attraverso il povero artigianato sacro del presepe accoglie un evento apparentemente periferico, emarginato, senza gloria. Proprio come Napoli: periferica, umile di operai, senza gloria, calpestata dai potenti dominatori stranieri, che hanno definitivamente illuso gli ideali napoletani a chiusura del Settecento. Il fallimento della rivoluzione partenopea del 1799 chiudeva tragicamente il secolo dei lumi, rivelando la falsità di una fratellanza ed uguaglianza universale tanto decantata dai sostenitori napoleonici.
La Bottega di Mario AccursoAlla fratellanza illusoria e roboante dello pomposo sfarzo napoleonico si sostituisce l’umile messaggio del piccolo nazareno che si uguaglia nella povertà e nel freddo dei poveri napoletani, elevati a modello e simbolo di sofferenza, ma anche di dignità, espressa e rappresenta nel lavoro dei singoli mestieri, che continuano ad essere praticati anche durante l’avvenuta nascita. Il povero fa del lavoro uno strumento di riscatto sociale e lo eleva a dignità umana ben visibile nella rappresentazione miniaturistica di Accurso.
Non è infatti solo folklore popolare quella dei presepi di Accurso, appunto perché il piccolo esprime un profondo senso mistico del lavoro quotidiano, reso sacro proprio perché esso fa da cornice ad un centro rappresentativo, talvolta centrale, talvolta laterale e secondario: quello della grotta e della famiglia di Nazareth.

L’ORDINE SPAZIALE È UN CENTRO MISTICO

L’ordine mistico capovolge il senso del centro così come umanamente, spazialmente e geometricamente si concepisce: il centro per la ragione umana è il focus percettivo centrale, è il punto predominante verso cui converge l’intera percezione della rappresentazione. Anche il popolo che attendeva il messia credeva che si presentasse in vesti regali e con una potenza tale da liberare il popolo di Dio dalla schiavitù romana. Eppure il povero nazareno, figlio di un operaio falegname, ha disilluso le attese dei potenti ed innalzato gli umili, “rovesciando i potenti dai troni e rimandando i ricchi a mani vuote”: proprio come canta il Magnificat di Maria, la Madonna. La logica del canto di Maria esprime la logica di Dio, sempre capovolta a quella dell’uomo. Ecco perché il centro della rappresentazione presepiale di Accurso non è quello spazialmente centrale: è lo sguardo di fede dell’osservatore a coglierne la centralità mistica spaziale dentro di sé, valorizzandone una prospettiva interiore, non esteriore.
L’evento della nascita di Gesù fa grande la periferica Napoli e spezza il tempo ciclico operaio di una quotidianità senza speranza.
Da una apparente disordine rappresentativo in cui la visione della grotta si confonde nella rappresentazione dei mestieri e delle arti napoletane del Settecento, si coglie il Cristo tra la gente, tra gli umili, immerso ed abbracciato da essi. L’uomo è il Messia. Il Messia è l’uomo, comune. L’occhio si sforza per distinguerlo, per individuarne la già miniaturistica statuetta d’infante: è solo la parziale architettura non più di una grotta ma di un palazzo fatiscente, un rudere, ad accoglierne la sacralità. Come Cristo si è fatto umile tra gli umili partenopei, così la grotta anacronisticamente si identifica con una struttura di altri tempi. La storia dell’uomo cede il passo alla storia del messaggio di fede.”

LA MINIATURA E IL MESSAGGIO DI FEDE: IL SENSO RELIGIOSO DEL PICCOLO

L’osservazione di questa particolare arte presepiale più che spingere all’attenzione per una quasi precisissima e chirurgica arte decorativa del particolare, attira ed emoziona per il messaggio esistenziale di fede che essa comunica: l’occhio è attirato quasi come una calamita su un apparente centro scenografico, ossia la sacra rappresentazione. Questa non occupa quasi mai una centralità spaziale, geometrica, ma contenutistica. La nascita di Gesù e l’armonia circolare della sacra famiglia esprime pur nel suo piccolo “cantuccio” (una miniatura del particolare nella miniatura d’insieme) un senso più profondo di una semplice grandezza spaziale: unanimemente al messaggio evangelico, La Bottega di Mario AccursoAccurso intende comunicare una grandezza diversa dal senso di potere e di maestosità rappresentativa dell’uomo. Anche Gesù sceglie di nascere in un’umile mangiatoria e questo non è soltanto un dato mitizzato del folklore popolare, ma un dato di fede. Una realtà di fede. Ecco che nella rappresentazione presepiale il miniaturistico acquista una propria identità comunicativa di fede: l’armonia della sacra rappresentazione è il messaggio dell’umile famiglia di Nazareth il cui divino, catapultato nella Napoli del Settecento, dà senso ed ordine alla caotica realtà dei pastori con i propri mestieri.
La nascita di Gesù è la speranza per la povertà napoletana rappresentata circolarmente o lateralmente alla mangiatoia: la novità e la bellezza di quest’arte presepiale di Accurso è proprio nella continuità narrativa tra la scena della natività, con implicito in messaggio religioso di fede che essa sottende, e la scenografica rappresentazione della arti e dei mestieri napoletani antichi.La Bottega di Mario Accurso Nel presepe napoletano, Accurso ha voluto imprimere una lettura d’insieme organica, coerente e innovativa che è possibile scorgere dalla circolarità, dalla miniatura presepiale e dalla scelta dell’ambientazione che va da una conchiglia o un’ostrica fino ad una accogliente campana di vetro: è un mistero quasi la chirurgica arte decorativa. Ciò che affascina è il racconto.

SCENOGRAFICA E MULTIFORME VARIETÀ DEL REALE

Assoluta novità dell’artigianato presepiale di Accurso è la tecnica miniaturistica, che tuttora viene praticata solo da un piccolo gruppi di artigiani napoletani. Questa Bottega presepiale, che nasce nel cuore della periferia partenopea in un’area cittadina che ormai non conserva più nulla storico, riscatta con questo artigiano un’arte ed un mestiere ormai quasi scomparso che dovrebbe essere salvaguardato come patrimonio storico partenopeo nel mondo.
Il presepe miniaturistico nel piccolo esprime la grandezza di una serie di scenografiche rappresentazioni che si susseguono quasi intrecciando un racconto.
Si guarda, si ammira e si legge il presepe di Accurso proprio come un libro del sacro popolare e della fede partenopea, arricchita del bello di ambienti soffusi, bassi popolari, spelonche d’artigiani, in una multiforme varietà di registri rappresentativi, quasi a dipingere e scolpire la caotica varietà del reale che si raccoglie devota intorno al senso dell’esistenza: il dolce bambinello, la sacra famiglia che dà un senso di ordine al disordine che scenograficamente la circonda.